

Luca De Biase
PENSARE BENE
Un’ecologia dei media per il XXI secolo
Come scegliamo fonti di informazioni e opinioni attendibili per farci un’idea della realtà in cui viviamo? I media di cui ci serviamo ogni giorno sono davvero adeguati a dar conto di come stanno le cose? Quelli di gran lunga più utilizzati non sono affatto progettati per offrire una rappresentazione fedele della realtà, ma per catturare il nostro tempo e la nostra attenzione in modo da monitorare comportamenti, raccogliere dati e costruire un efficiente sistema propagandistico, economico e politico, favorendo la polarizzazione, dissuadendo dall’impegno, frenando le aggregazioni che potrebbero alimentare contropoteri. In una mediasfera di questo tipo, governata da poche centrali di potere, appiattita su pregiudizi, inquinata da violenza e paura, è difficile pensare bene. Ma questo non vuole essere l’ennesimo libro sul panorama dei media nel xxi secolo. E neppure un saggio di filosofia del pensiero. È un’esplorazione del futuro possibile, un contributo a un ipotetico movimento culturale per un’ecologia della conoscenza in un ambiente mediatico a dir poco controverso. Perché non si pensa bene se si è informati male. Lo sviluppo dell’attuale forma di economia digitale, realizzato con una strategia di innovazioni disattenta alla qualità delle relazioni, ha generato esiti culturali evidentemente negativi, dei quali è tempo che la società si faccia carico, ripensando il sistema dei media in modo da renderlo compatibile con gli obiettivi democratici, ponendo fine al senso di ineluttabilità diffuso.
Come scegliamo fonti di informazioni e opinioni attendibili per farci un’idea della realtà in cui viviamo? I media di cui ci serviamo ogni giorno sono davvero adeguati a dar conto di come stanno le cose? Quelli di gran lunga più utilizzati non sono affatto progettati per offrire una rappresentazione fedele della realtà, ma per catturare il nostro tempo e la nostra attenzione in modo da monitorare comportamenti, raccogliere dati e costruire un efficiente sistema propagandistico, economico e politico, favorendo la polarizzazione, dissuadendo dall’impegno, frenando le aggregazioni che potrebbero alimentare contropoteri. In una mediasfera di questo tipo, governata da poche centrali di potere, appiattita su pregiudizi, inquinata da violenza e paura, è difficile pensare bene. Ma questo non vuole essere l’ennesimo libro sul panorama dei media nel xxi secolo. E neppure un saggio di filosofia del pensiero. È un’esplorazione del futuro possibile, un contributo a un ipotetico movimento culturale per un’ecologia della conoscenza in un ambiente mediatico a dir poco controverso. Perché non si pensa bene se si è informati male. Lo sviluppo dell’attuale forma di economia digitale, realizzato con una strategia di innovazioni disattenta alla qualità delle relazioni, ha generato esiti culturali evidentemente negativi, dei quali è tempo che la società si faccia carico, ripensando il sistema dei media in modo da renderlo compatibile con gli obiettivi democratici, ponendo fine al senso di ineluttabilità diffuso.
Gli autori
Luca De Biase
Luca De Biase è giornalista dell’innovazione a “Il Sole 24 Ore” e autore e voce a Rai Radio 3. Docente all’Università di Pisa e alla Luiss di Roma, gateway designer al National Biodiversity Future Center, ha diretto la ricerca sulla Media Ecology per Reimagine Europa a Bruxelles. Tra i suoi libri più recenti: Il lavoro del futuro (Codice, 2018), Eppur s’innova (Luiss, 2022), Il codice del futuro e La legge dell’intelligenza artificiale (entrambi con Roberto Viola, Sole 24 Ore, 2023 e 2024), Apologia del futuro (Luiss, 2025). Nel 2016 ha vinto il premio James Carey Award for Outstanding Media Ecology Journalism.