Lisa Pelagatti, Fabrizio Savigni
Storie di vino
Viaggio tra i grandi vitigni del nostro paese
In nessun altro luogo al mondo esiste una biodiversità viticola così vasta come quella del nostro paese: oltre mille vitigni autoctoni, con molti altri che stanno tornando alla luce grazie al lavoro appassionato di viticoltori innamorati della propria terra. Nebbiolo, montepulciano, sangiovese, glera, barbera, trebbiano, pignoletto, malvasia… Per molto tempo questa ricchezza è stata considerata un problema: negli anni dell’agricoltura industriale, dell’enologia standardizzata e delle classifiche si cercavano varietà “internazionali” valide per ogni clima e ogni mercato. Eppure, da qualche tempo qualcosa è cambiato. È cresciuta la voglia di scoprire ciò che rende un vino unico e irripetibile. Perché ogni vitigno racconta un luogo meglio di qualsiasi guida turistica, ricordandoci che l’enologia italiana non si è costruita attorno a pochi modelli dominanti, ma su infinite varianti locali, custodite da generazioni di contadini anonimi. Di fronte ai cambiamenti climatici e alle sfide ambientali, disporre di una base genetica ampia significa poter scegliere, sperimentare. Significa anche difendere un modello culturale, perché un vino nasce dalla terra, dalle parole che usiamo per descriverlo. Questo viaggio attraverso le vigne d’Italia lascia un’impressione profonda: la grandezza del vino italiano sta nella sua molteplicità. Ogni collina, ogni valle, ogni isola ha dato vita a una voce diversa. Ogni bottiglia è non solo vino, ma atto di resistenza culturale. E allora il nostro compito non è solo bere o produrre vino, ma ricordare i nomi. Perché ogni vite ha un nome. E ogni nome è una storia da raccontare.
In nessun altro luogo al mondo esiste una biodiversità viticola così vasta come quella del nostro paese: oltre mille vitigni autoctoni, con molti altri che stanno tornando alla luce grazie al lavoro appassionato di viticoltori innamorati della propria terra. Nebbiolo, montepulciano, sangiovese, glera, barbera, trebbiano, pignoletto, malvasia… Per molto tempo questa ricchezza è stata considerata un problema: negli anni dell’agricoltura industriale, dell’enologia standardizzata e delle classifiche si cercavano varietà “internazionali” valide per ogni clima e ogni mercato. Eppure, da qualche tempo qualcosa è cambiato. È cresciuta la voglia di scoprire ciò che rende un vino unico e irripetibile. Perché ogni vitigno racconta un luogo meglio di qualsiasi guida turistica, ricordandoci che l’enologia italiana non si è costruita attorno a pochi modelli dominanti, ma su infinite varianti locali, custodite da generazioni di contadini anonimi. Di fronte ai cambiamenti climatici e alle sfide ambientali, disporre di una base genetica ampia significa poter scegliere, sperimentare. Significa anche difendere un modello culturale, perché un vino nasce dalla terra, dalle parole che usiamo per descriverlo. Questo viaggio attraverso le vigne d’Italia lascia un’impressione profonda: la grandezza del vino italiano sta nella sua molteplicità. Ogni collina, ogni valle, ogni isola ha dato vita a una voce diversa. Ogni bottiglia è non solo vino, ma atto di resistenza culturale. E allora il nostro compito non è solo bere o produrre vino, ma ricordare i nomi. Perché ogni vite ha un nome. E ogni nome è una storia da raccontare.
Gli autori
Lisa Pelagatti
Lisa Pelagatti, copywriter e strategist in ambito internazionale, scrive fin da bambina e a 13 anni vince il suo primo premio. Dopo diverse esperienze in Italia e a New York, nel 2022 fonda Remida, il primo studio che inventa e registra il metodo della Direzione Linguistica®.
Fabrizio Savigni
Fabrizio Savigni è docente, consulente in ambito enogastronomico e sommelier. Dopo oltre vent’anni di esperienza nella comunicazione, nella formazione e negli eventi culturali, oggi scrive di cibo, vino e territori, intrecciando gusto, memoria e identità.




